7 Spiriti della Chiave di Salomone

La Chiave di Salomone è un grimorio medioevale, tradizionalmente attribuito al sovrano biblico. Al suo interno sono contenute informazioni pratiche su come evocare settantadue spiriti inferi, accompagnate da una dettagliata descrizione della funzione e dell’aspetto con il quale ciascuno di essi si manifesta: Orobas - ad esempio - appare in forma di cavallo e dà responsi sul passato, presente e futuro, scopre le menzogne e riconcilia i nemici; Phoenix ha l'aspetto di un uccello e la voce di un bimbo, le sua specialità sono l'insegnamento della poesia e la letteratura - e così via. Leggendo attentamente questo curioso manuale di evocazione possiamo notare come ciascuno spirito sia preposto all’assoluzione di un desiderio assolutamente umano: da quelli più consueti (conoscenza, amore, sesso, denaro, potere...) a quelli più particolari (apprendere il linguaggio degli animali, conquistare l’Africa..). Se consideriamo vero quanto dice lo psicoanalista James Hillman e davvero possiamo analizzare la mitologia come una manifestazione dell’inconscio dei nostri antenati, allora La Chiave di Salomone ci appare come un vero e proprio atlante dell’essere umano e dei suoi desideri più profondi, non espressi razionalmente ma con il linguaggio del sogno. Non avrebbe senso concentrarsi solo sullo scopo dell’evocazione di queste entità infere, né cercare di ricondurle al mondo superno: perdendo la loro rappresentazione onirica esse si impoverirebbero di forza e significato.

Come espresso chiaramente dall’etimologia del verbo inglese “understand”, che, letteralmente, significa “stare sotto”, non sempre la logica è la via migliore per raggiungere la comprensione. I temi sono l’essere umano e i suoi desideri, la metafora le settantadue rappresentazioni forniteci: la sola performer si dedica a rendere visibili varie sfaccettature delle brame dell’uomo colte nella loro forma onirica. La struttura registica è volutamente frammentaria, aperta, fatta di brevi soli sconnessi ai quali potranno essere aggiunti nuovi moduli fino all’esaurimento dell’intero elenco di spiriti riportato dal grimorio. L’indagine alla base della creazione coreografica è svolta con metodi non razionali, non deriva da un’interpretazione logica del testo ma dalla messa in azione di suggestioni, rimandi inconsci, input istintivi. La coreografa (e interprete) si fa ispirare da questa materia prima per trovare una qualità di movimento peculiare a ciascun quadro, elaborando linguaggi diversi che raccontano paesaggi emotivi differenti. Mentre il corpo rimane nel piano dell’inconscio, la musica (totalmente originale) contiene informazioni chiaramente intelligibili, fungendo da ponte fra il mondo infero rappresentato e lo spettatore.

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Crediti
Di Francesco Sacco e Giada Vailati
Coreografie di Giada Vailati
Musica e visual di Francesco Sacco