La Madre Folle

La Natura esiste come sistema perfetto di cicli eterni di nascita, vita e morte. Ogni creatura viene al mondo come membro inconsapevole di questo grande progetto, compreso l’uomo: quest’ultimo tuttavia non si limita ad esistere senza volontà, bensì osserva il disegno cercando di coglierne l’origine, l’archetipo. L’evoluzione del pensiero ha portato a plasmare una vera e propria immagine dell’origine dell’uomo nota come la Grande Madre, entità metafisica dai sentimenti umani: generosa e accogliente quando dona la vita ai propri figli, crudele e terribile quando si riprende il principio creatore attraverso l’uccisione degli stessi. In un poemetto grottesco del XIII secolo l’autore anonimo dipinge la Grande Madre come una strega che cattura ed ingerisce un giovane cavaliere per poi rimetterlo alla luce - una volta avvenuta la digestione - in forma nuova e consapevole, munito di volontà e coscienza necessarie per muoversi nel mondo adulto. La generosità della Madre Folle è estremamente corporea, passa attraverso le viscere: la consapevolezza viene data in dono al figlio non tramite il verbo bensì il corpo. A questo rito di passaggio noi tutti approdiamo prima o poi: arriva per ciascuno il momento in cui, come il cavaliere, si conquista la consapevolezza.

La coreografia prevede una intro statica dove la performer accenna lentamente dei movimenti che ritorneranno in seguito: come nel prologo della tragedia greca, questo momento introduce l’azione scenica, presentando i personaggi. Sul finire di questa intro, la performer inizia la discesa nel personaggio della Strega-Madre, concentrando il movimento sul costato e sul ventre in una lunga sequenza di respirazione addominale volta a trasformare visivamente la parte del corpo coinvolta. L’azione continua poi con le due parti principali, cioè quella della strega che mangia il cavaliere, lo digerisce e infine lo espelle; e la seconda in cui il cavaliere corre verso la conquista della consapevolezza, della capacità di scegliere, della volontà.

La danza nella prima parte è radicalmente naturale, generata principalmente dalla zona addominale, fulcro centrale di questa azione in quanto spazio fisico in cui avviene la digestione del cavaliere. L’espressione facciale ricalca sia i tratti seducenti della strega sia quelli più bizzarri e spaventosi, accentuando la non umanità della creatura interpretata. Una volta venuto al mondo il cavaliere dall’apparato digerente della strega, c’è invece un cambio sostanziale di linguaggio: la corsa sul posto diventa il principale codice di movimento del personaggio, fino alla fine della scena. Inizialmente smarrito e sconcertato, il cavaliere assume via via sicurezza di sé e consapevolezza sempre maggiori: la traduzione in movimento di questa conquista avviene nella parte superiore del corpo, la cui gestualità è inizialmente semplice, lenta e ripetuta, per poi aumentare in velocità e articolazione del gesto in un climax crescente, arrivando all’apice appena prima della stasi finale. Il disegno coreografico ha un andamento circolare: il riferimento al cerchio richiama l’iter del rito di passaggio, dove si torna simbolicamente al punto di partenza dopo aver acquisito nuova conoscenza.

Bibliografia
Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, Scienze credenze occulte livelli di cultura, edizione OLSCHKI
Erich Neumann, Storia delle origini della coscienza, edizione Astrolabio
Erich Neumann, La psicologia del femminile, edizione Astrolabio

Crediti
Di Giada Vailati e Francesco Sacco
Coreografia Giada Vailati
Musica Antonio Vivaldi

Guarda La Madre Folle